TERAMO – Ombre e delazioni sul finire della campagna elettorale, entrate a gamba tesa in vista del traguardo, messe lì a sgambettare l’avversario lanciato. Sono quelle che denuncia, non senza una punta di giustificato risentimento, Mauro Di Dalmazio che mette sotto accusa i delatori ma anche quel silenzio che defiisce «connivente di chi non dissocia». La campagna elettorale ‘sporca’, quella che si gioca lontano dai media e dai comizi, quella su blog e social, farebbe rimbalzare ad arte un fake che risulta colpo basso «a un progetto credibile e condiviso che evidentemente sta passando tra la gente e dunque fa paura», dice il candidato sindaco delle civiche di centrodestra Al Centro per Teramo e Azione Politica.
Di Dalmazio spegne subito curiosità e rumors, mostrando la richiesta di archiviazione chiesta dal pubblico ministero romano, datata marzo 2016 – e fatta propria dal gip – della sua posizione nell’inchiesta cosiddetta ‘Rimborsopoli’ alla Regione Abruzzo. Un fake a cui avrebbero fatto da cassa da risonanza personaggi vicini, e anche candidati, ad un altro competitor a sindaco. Di Dalmazio è diretto: «Quando non ci si dissocia se ne diventa complici – dice -, sono situazioni che impongono chiarezza, perchè chi si propone di governare e si appella a discorsi di moralità non può non stigmatizzare questi atteggiamenti ed evitare che il livello di questi confronti scendano alla barbarie. La nota che più mi dispiace – ha proseguito Di Dalmazio – è si utilizzi questo metodo per suggestionare, che è eguale alla dolci menzogne, alle false promesse offerte ai propri elettori. E ‘ vicenda già conclusa rispetto alla quale non ho ritenuto allora di dare risalto e oggi lo dico per rispetto ai cittadini ai quali queste suggestioni possono arrivare, ma lo devo anche a me stesso, alla mia famiglia e ai miei genitori, a tutte quelle persone che devo tutelare da soggetti che rispolverano situazioni molto dolorose, barbaramente».
Il leader di Al Centro per Teramo chiude con una considerazione politica, unica e paradossale valutazione ottimistica di una brutta vicenda: «Se fanno così dico che evidentemente questo nostro progetto sta diventando un progetto condiviso e sta spaventato chi ritiene di doversi mantenere saldo nella gestione del potere e dunque ne traggo un elemento positivi».
Capitolo ballottaggio: Di Dalmazio ripete che «il progetto non è negoziabile: basta con la strumentalizzazione che noi ci apparenteremo con qualcuno. A parte che sono straordinariamente convinto ogni giorno e ogni ora di più che andremo noi al balottaggio, ma nel caso in cui non fosse non ci saranno possibilità di apparentamenti o intese politiche, intanto con il centrodestra al quale siamo radicalmente alternativi sia per logiche, dinamiche e punti di riferimenti, nè con il centrosinisra che ha costruito un progetto civico attorno al Partito democratico con tutto ciò che ne consegue». E per ribadirlo Di Dalmazio aggiunge che il garante di tutto ciò non è soltanto lui ma tutti i candidati delle due liste «che hanno sottoscritto un documento al momento della candidatura».Infine, ha annunciato che non si ricandiderà in Regione e che il progetto Fare grande Teramo è funzionale soltanto al rilancio della città di Teramo.